martedì 26 febbraio 2008

A parmigiana e' mulignane, ovvero di melenzane....

Questa ricetta è quella che ho visto fare dalla mia mamma e dalle mamme dei miei amici da sempre. Probabilmente ne esistono altre versioni ma a Salerno al 90% si fa così.

Credo che le variazioni siano intervenute successivamente per renderla più dietetica (niente uova e farina) o più standard come sapore (qualcuno sostiene che la buccia delle melenzana la renda amara).

Se accettate un consiglio preparatela così... diffidate dalle imitazioni!!!

Dunque tagliate le "mulignane" a fette non troppo sottili ne troppo spesse. Prediligo le melenzane lunghe e affusolate, ma purtroppo nelle grandi città spesso si trovano solo quelle tonde enormi.

Si tagliano assolutamente sulla lunghezza, con un po' di pazienza e poi si mettono in un grande ciotola, salando ogni strato e coprendole con del tessuto. Ma attenti a non eccedere con il sale... serve ad eliminare un po' d'acqua. Dopo un ora circa, tirate fuori le fette di melanzane e asciugatele ulteriormente tra due canovacci.

Qui qualcuno interviene con la prima variazione... voi soprassedete per una volta al problema dieta e passate le melenzane in uovo, poi farina e friggetele.

uhmmmm in genere io comincio a mangiarle già così.

Ungete una pirofila e sporcate il fondo con 2 cucchiai di sugo già preparato (cipolla imbiondita e poi cottura lenta con un po' di basilico) e disponetevi un primo strato di melanzane, sistemandole una di fianco all'altra, senza sovrapporle. un nuovo passaggio di salsa e poi formaggio grattuggiato e tocchetti di mozzarella (meglio quella normale lasciata asciugare un po', altrimenti rilascia acqua)

Ripetete il procedimento con nuovi strati e alla fine ricoprite di salza e spruzzate abbondante formaggio.

Cuocete la parmigiana nel forno già caldo a 200° per circa 45 minuti, tenete d'occhio finchè si forma una bella crosta superiore ....

by carlo

venerdì 15 febbraio 2008

Ravello, Wagner ed il sud. Impeto e calore.













Ravello rappresenta un luogo unico nella già singolare bellezza della Costiera Amalfitana, infatti è una cittadina senza mare ma abbracciata dal mare.

Non deve sembrare una contraddizione....

Ravello infatti non è posizionata direttamente a livello del mare ma occorre percorrere una strada fatta di tornanti che ti conduce in alto, quasi alla sommità delle montagne che si immergono nel mare a separare Napoli da Salerno.

Da un lato le acque cristalline e dall'altra parte delle montagne quella che è stata definita la città infinita che conduce al Vesuvio.

Questa è la sua forza e la sua bellezza, dall'alto domina la Costiera ed il mare in un panorama che da forma e sostanza al concetto di immensità.

Non ci si può perdere questo spettacolo, che ha fatto innamorare musicisti celebri da Wagner a Toscanini, regalando al primo l'ispirazione del Parsifal.

Ancora oggi questa anima classica viene coltivata grazie ad un festival della musica classica che si tiene in estate. Ho avuto modo di assistere a qualche spettacolo ed è davvero una grande emozione, l'orchestra viene ospistata su un palco costruito su una balconata a picco sui terrazzamenti coltivati e sul mare.

Il pubblico osserva lo spettacolo un po' dall'alto, avendo la sensazione che l'orchestra sia sospesa nel vuoto di questo magnifico strapiombo. Un'atmosfera magica che da sola vale la pena di essere vissuta.

Due ville rappresentano la belllezza di Ravello, Villa Rufolo, la più antica, e Villa Cimbrone. Entrambe con terrazze e giardini che dominano uno dei panorami naturali più belli al mondo.



venerdì 8 febbraio 2008

Visitare la Campania: Vietri sul Mare, la porta della Costiera Amalfitana

Vietri sul Mare è praticamente la porta che introduce alla Costiera Amalfitana.


Arrivando dall'autostrada si vede questo paese arrampicato sulle rocce di una gola che si allarga ripida verso il mare, dove si trovano i "due fratelli", alti faraglioni che sono il simbolo della città.

Domina dall'alto invece la magnifica cupola di San Giovanni Battista, che già introduce una delle tradizionali attività che hanno reso famosa Vietri, la lavorazione della ceramica.

La cupola è infatti ricoperta di formelle in ceramica che la rendono estremamente singolare. Le strette vie di Vietri sono piene di botteghe artigiane in cui vengono prodotti veri e propri pezzi d'arte, in fogge tradizionali o più moderne.

Se posso consigliarvi un acquisto credo che un servizio di piatti decorati a mano è l'ideale per apprezzare, anche con gli occhi, tutte le pietanze della tradizione mediterranea. Gusto e Vista in una fusione di sensi.

Eppure a dare lustro a questa tradizione vietrese fu una colonia di ebrei tedeschi insediatasi negli anni 30' per sfuggire alle persecuzioni in patria:Riccardo Doelker, Irene Kowaliska, Margarete Hannash e molti altri. Le forme ed i colori della loro personalissima arte si ritrovano ancora oggi nella produzione vietrese. All'epoca i forni erano a legna e la cottura della creta era una sorta di rito che durava giorni e cominciava con l'accensione del fuoco da parte del "maestro del fuoco", che accendeva una torcia a partire dalle candele votive accese per Sant'Antonio. Il protettore del fuoco per l'appunto.

Nessuno più rimase a Vietri a causa delle leggi fasciste, ma il loro ricordo è ancora molto vivo.

Molte opere sono ospitate a villa Guariglia, abitazione storica adibita a museo, ma che negli anni passati è stata addirittura la sede del governo provvisorio che dopo l'Armistizio aveva reso per qualche tempo Salerno la "capitale d'Italia".

Altra tradizione legata al fuoco è la processione notturna dell'Immacolata che termina appunto sulla spiaggia con l'accensione di grandi falò.

A Vietri non potete tralasciare di assaggiare la "milza ripiena" un piatto un po' forte ma che vale proprio la pena di provare. Dopo un bicchiere digestivo di Limoncello andate a vedere la fabbrica Solimene. Un esempio di architettura moderna inserita in un contesto storico che il famoso architetto Soleri ha immaginato con un inconsueto interno a spirale.